Casa Museo Boschi Di Stefano

Via Giorgio Jan 15, Milano

 

In una tranquilla via dietro Corso Buenos Aires a due passi dal Best Western Hotel City, si trova Casa Boschi di Stefano una residenza-museo che ospita più di trecento opere d’arte del Novecento collezionate con grande dedizione e passione dai coniugi Antonio Boschi (1899-1988) e Marieda di Stefano (1901-1968).

Il percorso espositivo si snoda all’interno della casa dove la coppia visse per più di 40 anni e, passando di stanza in stanza, mentre si ammirano le opere di Sironi, De Chirico, Martini, De Pisis, Fontana si è accarezzati da un’atmosfera intima e accogliente fatta di pregevoli arredi anni ‘30 (in parte originali, in parti aggiunti successivamente), pavimenti in parquet e marmo a mosaico, soffitti decorati con cornici concentriche, porte a vetri e finestre dai motivi geometrici, tra cui spicca un particolare bow window, il tutto in un’armonia d’insieme che trascina immediatamente il visitatore in un’altra epoca…

È il 1929 quando l’imprenditore edile di origini marchigiane Francesco Di Stefano commissiona a Piero Portaluppi, l’architetto milanese più in voga del momento, di progettare per i suoi 5 figli un intero palazzo in Via Giorgio Jan, dietro Corso Buenos Aires, un quartiere sempre più richiesto dalla borghesia milanese per la sua posizione tranquilla e centrale. Lo stile di Portaluppi si riconosce nelle sobrie decorazioni geometriche della facciata, nell’uso del ferro battuto per le ringhiere dello scalone nonché nelle particolari finestre posizionate a 45° sull'angolo dell'edificio.

Marieda Di Stefano venne ad abitarvi con il marito, l’ingegnere Antonio Boschi, nel 1931. I due si erano conosciuti durante una vacanza in Valsesia nel 1926 e subito innamorati. Accomunati da una spiccata sensibilità artistica si sposarono un anno più tardi e cominciarono un sodalizio artistico, oltre che d’amore, che li portò nell’arco di un’intera vita a collezionare più di 2000 opere, tra quadri, suppellettili, disegni e sculture, acquistate in varie parti d’Europa e del mondo, selezionate tra artisti famosi ed emergenti, sempre alla ricerca di una concordanza di gusti e scelte. Ogni nuovo quadro veniva appeso alle pareti di casa finché, con l’arricchirsi della collezione, persino le aree vicino agli stipiti delle porte vennero occupate da opere d’arte.

Mentre la passione per il collezionismo cresceva, i due coniugi instaurarono legami di amicizia con pittori e galleristi e, negli anni che seguirono, il secondo piano di casa Boschi di Stefano divenne un luogo di incontro della scena artistica del momento, che si dava appuntamento non solo per discorrere di arte e nuove tendenze ma anche per intrattenersi con la musica del pianoforte in salone o del violino (di cui è conservata anche una piccola collezione nel museo).
Nel frattempo, al pianterreno dello stesso edificio Marieda era riuscita a creare a un laboratorio di lavorazione della ceramica, arte nella quale lei stessa era versata - e di cui i vasi antropomorfi in mostra nel museo sono espressione - e a dare vita a una piccola ma operosa scuola di formazione. Anche questa parte della casa è visitabile e ospita oggi alcune opere di Roberto Crippa.

Tra le più di 300 opere esposte nella casa museo, ce ne sono alcune di particolare forza, come “La Venere dei porti” e “La fata della montagna” di Sironi, “Eldorado” e “Le grandi mistiche” di Birolli, “La testa di vecchio” di Boccioni, “La scuola dei gladiatori” di De Chirico, i numerosi “Concetti Spaziali” di Fontana, le sculture “Le collegiali” e “La vittoria” di Arturo Martini e molte altre, allestite nelle 11 sale secondo un ordine cronologico che permette al visitatore di apprezzare i vari momenti e anime dell’arte del Novecento.

Alla morte dell’amata Marieda, Antonio si adoperò per riordinare l’immensa collezione e renderla fruibile al pubblico e nel 1974 la donò, insieme agli ambienti e una parte degli arredi, al Comune di Milano. E come lui stesso ebbe a scrivere: “La collezione è stata opera comune di mia moglie Marieda e mia, e perciò la sua denominazione Boschi Di Stefano non è un omaggio reso alla memoria della mia compagna, ma corrisponde alla realtà. La collezione è stata un’opera comune nel senso totale: in quello materiale con le implicazioni di decisioni, di applicazione, di sacrifici finanziari e conseguenti rinunce in altri campi; e in quello artistico come concordanze di gusti, di indirizzi, di scelte”.

Una storia milanese che racconta, attraverso l’arte, le vicende e lo spirito artistico di un secolo e ne restituisce ancora intatta l’atmosfera.

La Casa Museo è visitabile gratuitamente; in loco sono presenti i volontari del Touring che forniscono una preziosa introduzione alla visita della casa.

 

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